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Parlare male dei commercialisti fa bene?

A Salvador Dalì è attribuita la seguente frase:

“Che parlino bene o male, l’importante è che parlino di me,
sebbene – confesso – preferisco che parlino male,
perché significa che le cose mi stanno andando molto bene”.

In effetti, lo confesso anche io, di me nessuno aveva mai parlato, nessuno si è mai preoccupato di ciò che dicevo dei commercialisti (di cui non ho mai parlato male, anche perché sarebbe controproducente per me e le mie attività), fino a quando le cose sono andate bene, molto bene. Ecco che, da quel momento, il Bolla parla male degli altri!

Prima di argomentare vorrei però riflettere un attimo sul concetto di male e su cosa lo determina. Citando Socrate, l’uomo saggio era colui che disponeva la propria anima verso la virtù della conoscenza, in un ideale stato di tensione verso la verità e il bene.

L’uomo saggio era colui che conosceva se stesso e il proprio bene, e che per ciò stesso, non poteva che agire di conseguenza, non commettendo azioni maligne.

Il saggio è quindi colui che riusciva nell’impresa di conoscere il bene dell’uomo.

Chi quindi fa il male? Chi non conosce il bene e agiva di conseguenza, commettendo il male verso se stesso e verso gli altri.

Il male è l’ignoranza, in poche parole.

Ma c’è anche chi, S. Agostino, definiva il male l’assenza di bene, e quindi, sebbene qui si entri in concetti metafisici, io scriverei male di qualcuno se, in tutto il mio scritto, non ci fosse nulla di bene (di utile al soggetto che si ritiene io stia maledicendo).

In realtà il meccanismo per cui si attribuisce a me il male è un po’ più complesso e progressivo. Progressivo perché è abbastanza evidente che ciò che scrivo sia di interesse (altrimenti non si spiegherebbero tanti lettori e anche tante critiche) in un momento in cui il Commercialista si sente muovere la terra sotto i piedi e si sta arrendendo all’evidenza di un imminente cambiamento, ma di fondo c’è una forte diffidenza verso chi scrive, per cui, nelle prime letture si cercano indizi di cialtroneria per poter dire “Ecco un altro ciarlatano che vuole sfruttare l’opportunità”, non trovati i quali, riconoscendo il valore dei contenuti, ma volendo ostinatamente rimanere sulle proprie posizioni, l’unica strada possibile rimane quella del “Sì, è bravo, ma in fondo vuole solo vendere un suo prodotto/servizio”.

 

Attento che il Bolla ti vuole vendere un servizio

Che mi dicano che sia autoreferenziale, con il curriculum che ho e le cariche che ricopro, è qualche cosa che mi fa sorridere.

Ma non è questo il “peccato” che mi si attribuisce, perché, in fondo, sono i soldi che scatenano l’invidia.
Già, vendo servizi, mangio quello che caccio, e qualcuno, Commercialista o meno, dovrà aprire il suo portafoglio o, velocemente, mi consumerò dalla fame. Però sono consapevole di vendere qualche cosa di grandissimo valore e, da esperto di marketing me ne sono accertato, unico sul mercato.

Vale anche per i Commercialisti che scrivono sul web o in ogni dove?

Sì, in effetti sì. I contenuti da loro pubblicati avranno valore commerciale, e facendosi conoscere il valore aumenterà.
Voglio vedere in faccia chi scrive articoli, post, commenti, ecc… senza volersi mettere in luce.
Il fine è sempre quello di fare business, ma per farlo, vista l’abbondanza di offerta ed il numero di cialtroni presenti sul mercato, i contenuti devono avere un valore elevato e vanno comunicati con maestria, la stessa che dovrebbero acquisire i miei lettori per uscire da questa situazione incancrenita (invece che perdere tempo ad invidiare chi ha avuto idee, le ha finanziate e portate al successo).

La mia tesi è quindi che, se uno vuole parlare male di me perché non gli vado giù, lo farà comunque, utilizzando come ultima risorsa quella del mio (dichiaratissimo) scopo commerciale.

Ma voglio fare ancora riferimento alla filosofia di Socrate ponendo una questione: il bene è un modus agendi utile perché una azione programmata riesca, o è il nostro sentimento per ciò che ci rende felici?

A me interessa “cosa” ci rende felici per arrivare a definire le nostre scelte di vita, mi interessa la seconda strada.

Immaginate per un attimo che esista qualcosa in grado di farmi stare in pace, tanto da non farmi avvertire la fatica, l’avidità, la fame di fatturato, la sete di successo, il dolore, la paura e tutti quegli stati d’animo, quei vuoti e quelle cattiverie che, secondo alcuni, mi portano a scrivere il male.

Come mi comporterei?

 

Cosa vuoi dalla vita?

Qual è il bisogno primario di un Commercialista, per cui io scrivo molti contenuti?

Prima di entrare nel concreto permettetemi un metafora, seguendo questo schema:

  • immaginiamo di aver bisogno di riposo
  • abbiamo quindi voglia di entrare nel nostro letto,
  • ci sentiamo sollevati al solo pensare che a fine giornata ci sarà il nostro letto, ma
  • questo stato d’animo non è paragonabile con la sensazione di benessere che proveremo quando saremo sotto le coperte.

Sappiamo che il sonno è un nostro bisogno primario. Si passa il tempo a pensare a quanto sarà bello stare nel letto, ma, contemporaneamente, continueremo a scegliere di fare molte attività che ci separano dal riposo, ed accetteremo passivamente che altre attività, che possono giungere impreviste, rendendo più gravosa la giornata e più lontano il momento del riposo.

Sono nostre scelte, eppure sappiamo qual è il nostro bene!

Ma ci sarà un momento in cui davvero non potremo evitare di riposare: è quando dormiamo. Vi sembra banale?

Provate a pensarci: abbiamo un bisogno primario (il sonno, il bene), ne siamo consapevoli, ma ciò non ci ha impedito di occuparci di tante altre cose che hanno ritardato il nostro bene. Sono scelte, esattamente come quando sappiamo benissimo cosa dobbiamo fare per risolvere sta benedetta rivoluzione del mondo dei commercialisti, ma rinviamo e in altro ci affaccendiamo, compreso nella sicuramente remunerativa attività di “sputtanare” il Bolla.

Ma dal nostro bene, se lo conosciamo superficialmente, possiamo allontanarci tramite le nostre scelte soltanto finché non succede qualcosa che ci vincolerà solidamente. Noi possiamo scegliere se assecondare o meno il nostro bisogno primario, ma fino a quando esso rimane un’idea, è possibile allontanarsi.

Chi invece conosce il proprio bene non può più tornare indietro, poiché una volta vista la luce sarà per lui impossibile togliergli gli occhi di dosso.

 

La pratica e l’esperienza

E’ impossibile conoscere con certezza qualcosa al di fuori di una diretta esperienza.

Posso sicuramente affermare che, nel mio caso in cui opero per la ricerca di uno stato di benessere e prosperità dei professionisti oggi in grave crisi di identità, non posso garantire che non scorgerete mai il male in ciò che faccio, almeno fino a quando non conoscerete realmente ciò che io considero il vostro bene, consapevolezza che potreste raggiungere facendo una esperienza concreta nel mio mondo.

Per vivere questa esperienza concreta sei invitato gratuitamente alla prossima lezione del corso Marketing per Commercialisti.

Per iscriverti basta che invii una mail con i tuoi dati all’indirizzo

bolla@winthebank.com

e ti contatterò per fornirti tutte le informazioni necessarie alla partecipazione.

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